anthem of the sun

This post has already been read 576 times!

Uscito in pieno periodo Summer of Love, Anthem Of The Sun è la seconda release dei Grateful Dead e vede molteplici differenze rispetto al debutto omonimo.

 That's It For The Other One A1.I Cryptical Envelopement A1.II Quadlibet For Tender Feet A1.III The Faster We Go, The Rounder We Get A1.IV We Leave The Castle A2 New Potato Caboose A3 Born Cross-Eyed B1 Alligator B2 Caution (Do Not Stop On Tracks)All’interno della scena psichedelica californiana e più in generale americana degli anni ’60 i Grateful Dead occupano certamente un posto d’onore, insieme a Jefferson Airplane, se non addirittura primario poiché incarnarono più di chiunque altro lo spirito, l’essenza stessa di quel movimento musicale e culturale.

Lontani dalle istanze rivoluzionarie, sociali o politiche di molti dei gruppi dell’epoca, i Grateful Dead coniarono, per lo meno agli inizi, uno stile totalmente incentrato sul “trip” lisergico espresso soprattutto attraverso lunghe, caotiche ed estenuanti jam collettive che finirono ben presto per rappresentare un’intera ideologia non solo di libertà espressiva ma più in generale di fuga dal Sistema. Un’estetica, questa, che si riusciva ad esplicare pienamente soltanto nella dimensione live, difficilmente contenibile nel formato classico dell’album.

Il primo album, “Grateful Dead”, per motivi commerciali imposti dalla casa discografica, era in pratica una mera raccolta di brevi brani della tradizione country-blues americana arrangiati in chiave rock secondo modalità convenzionali. Questo album, che ebbe comunque un certo successo, lasciò insoddisfatti tutti gli elementi del gruppo che videro del tutto snaturata la propria musica. In particolare, e non poteva essere diversamente, il disco non riusciva a catturare quella particolare atmosfera che la band riusciva a creare durante le esibizioni dal vivo.

Anthem of the sun è anche il primo disco dei Grateful dead composto interamente di brani originali.

Per realizzarlo, diversamente da quanto era accaduto per il debut album, il gruppo impiegò diversi mesi. I pezzi sono lunghi, il sound decisamente psichedelico e sperimentale. I Grateful dead infatti mettono in pista un bell’amalgama di generi fatto di rock, bluegrass, folk, blues, country e persino jazz il tutto accompagnato dall’utilizzo di suoni come suonerie, campanelli e rumori vari e da testi non-sense.

Tutto questo materiale viene prodotto per lo più sotto l’effetto di acidi perché la band, in piena sintonia con il sentire psichedelico, intendeva trascrivere in musica ciò che vedeva durante i viaggi provocati, appunto, dall’assunzione di questo tipo di droga.

Le registrazioni furono molto faticose e dispendiose per la casa discografica, soprattutto a causa delle richieste assurde dei componenti della band, ed anche perché i Dead avevano in mente un progetto troppo ambizioso per le loro reali capacità. Le difficoltà furono così tante da costringere il produttore Dave Hassinger ad abbandonare il progetto per la totale inaffidabilità e incapacità dei membri della band.

La Warner Bros, etichetta che aveva sotto contratto la band di Garcia, decise a questo punto di lasciare totale indipendenza nel terminare le registrazioni dell’album ai Grateful Dead che intrapresero una strada del tutto inusuale e innovativa per concludere l’album. Usando un approccio più vicino alla musica elettronica che al rock, assemblarono diverse parti registrate in studio sovrapponendole ad altre tracce registrate durante alcune esibizioni dal vivo degli stessi brani in quello stesso periodo.

Proprio per questo le tracce di Anthem of the sun sono caratterizzate da un certo jam-style messo in piedi per cercare di ricreare artificiosamente le atmosfere tipiche dei live dei Grateful Dead.

Esperimento riuscito? Non del tutto perché a ben guardare l’idea di fondere alle parti suonate in studio delle registrazioni effettuate dal vivo, anche per i limiti imposti dalla tecnologia dell’epoca, sa un po di artefatto.

In ogni caso questo aspetto non va a diminuire i pregi di questa prima vera prova di personalità dei Grateful dead, casomai viene in maniera ancor più precisa evidenziata la difficoltà di trasferire all’interno di uno studio di registrazione le caratteristiche tipiche del sound dei Grateful Dead, da sempre, non a caso, identificati come una band da live (vedi lo splendido live dead).

anthem of the sun grateful dead

Veniamo al disco vero e proprio.

Il brano di apertura si chiama That’s It For The Other One ed è una suite divisa in quattro movimenti che occupa quasi metà della prima facciata e che rappresenta il vertice espressivo massimo dell’intero album in quanto va a fondere in maniera riuscita i diversi stili del gruppo.
il primo movimento, Cryptical Envelopment, inizia con il cantato di Garcia accompagnato dall’organo di Pigpen. La canzone ha toni sommessi e delicati come a voler accompagnare l’ascoltatore alle soglie di un sogno. Ma è un’illusione perchè con un crescendo nevrotico di percussioni viene introdotta la seconda parte del brano, Quadlibet For Tender Feet, che è una sorta di jam session di blues rock, piuttosto caotica, che sarà ricordata dai fan come The Other One.

Questo brano sarà utilizzato dalla band di Garcia per oltre trent’anni come base di partenza per le improvvisazioni durante i concerti insieme alla successiva parte corale di The Faster We Go The Rounder We Get. Il testo di questa canzone è, in pratica, un continuo riferimento al magic bus dei Merry Pranksters, che era il primo nome del complesso, vero veicolo fisico del gruppo durante le loro esibizioni negli acid test di Ken Kesey.

In questa sezione si nota la parte sperimentale di cui abbiamo parlato poco fa. Qui vengono fusi tra loro spezzoni registrati durante le esibizioni dal vivo in diverse città e parti registrate in studio.

Ripreso il tema iniziale il brano sfuma nella sezione finale, il brano decisamente sperimentale We Leaved The Castle, affidata alle tastiere e agli effetti elettronici di Constantein che porta all’estremo le atmosfere lisergiche precedentemente soltanto intuite.

Il lato A si conclude con due brani. New Potato Caboose e Born Cross Eyed. La prima parte dai atmosfere eteree create attraverso l’uso di vibrafoni, clavicembali, chitarre a 12 corde e gong e portata avanti dalle chitarre di Garcia e Weir che a loro volta si fondono in una lunga jam nella quale di nuovo vengono fuse parti registrate in studio con parti live. Born Cross Eyed, è il brano probabilmente più strampalato del disco caratterizzato da arrangiamenti dai tempi irregolari, da una parte cantata alquanto sfuggente e dall’uso intensivo di sovraincisioni (persino un paio di secondi di “aria densa” registrata mixando registrazioni di aria nel deserto californiano e a Los Angeles).

La seconda facciata dell’album è meno varia. Infatti è interamente occupata da un lunghissimo medley di due brani di cui il primo, Alligator, segna l’inizio della proficua collaborazione del gruppo con il paroliere Robert Hunter. Il tono scanzonato dei primi minuti del brano si trasforma velocemente in una ritmata specie di danza tribale dominata dalle percussioni di Hart e Kreutzmann che portano a una sorta di stato di ipnosi collettiva e delirio sul quale si innestano i suoni lancinanti delle chitarre e dell’organo. Nelle esibizioni dal vivo questo brano è arrivato anche a sfiorare i 20 minuti di durata, con esiti sul pubblico che non è difficile immaginare.

Il trip di Anthem Of The Sun finisce e culmina con Caution (Do Not Stop On Tracks), altro brano sperimentale, caratterizzato dal fatto che la musica viene continuamente sottoposta a cambi di velocità mentre feeback, rumori, sibili e silenzi vengono inseriti nella “melodia”. L’effetto, sicuramente voluto, è disorientante. Degna conclusione di un album decisamente originale, non certamente il capolavoro della band, il meglio arriverà con i successivi Aoxomoxoa o Workingman’s Dead, ma da ascoltare con attenzione per ben comprendere quello che è stato il movimento psichedelico della fine degli anni sessanta.

Track list

Lato a

That’s It For The Other One
I Cryptical Envelopement
II Quadlibet For Tender Feet
III The Faster We Go, The Rounder We Get
IV We Leave The Castle
New Potato Caboose
Born Cross-Eyed

Lato B

Alligator
Caution (Do Not Stop On Tracks)

 

Di @4min

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Best Reviews