Una guida per orientarsi nell’acquisto dei dischi in vinile

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led_zeppelin_IVOriginale o ristampa? E’ una domanda che spesso si pone il collezionista di dischi in vinile. Una ristampa di qualità può offrire una buona alternativa rispetto all’acquisto di un disco originale ma non in perfette condizioni, specialmente considerando il fatto che per un originale è sempre richiesto un esborso considerevole. Effettivamente non sempre ne vale la pena.

Fatta questa doverosa piccola introduzione va detto che ci sono molti fattori che aiutano a determinare la qualità della stampa che hai acquistato o che intendi acquistare. Con questa guida per orientarsi nell’acquisto dei dischi in vinile spero di riuscire ad evidenziare alcuni punti che possano aiutarti durante l’assemblaggio della tua collezione.

Le stampe originali sono sempre le migliori alternative da scegliere?

Questa è una domanda tipica alla quale non si può dare una risposta definitiva. Di sicuro però si può dire che dipende dall’anno di produzione.

Le registrazioni precedenti agli anni ’70 sono generalmente garanzia di qualità. In questo periodo il vinile è, insieme al nastro magnetico, l’unico supporto per la memorizzazione e la riproduzione utilizzabile per la musica. Le etichette discografiche avevano quindi tutto l’interesse a produrre dischi di qualità per accaparrarsi il maggior numero possibile di vendite. Se quindi avete per le mani un disco stampato negli anni sessanta o primi anni settanta, prima o seconda stampa fa lo stesso, non abbiate dubbi la qualità di ascolto è garantita. A patto ovviamente che il disco acquistato rispetti i criteri minimi di qualità di cui abbiamo già scritto in precedenza.

crisiDurante gli anni settanta con l’arrivo della crisi energetica che coinvolse tutto il mondo occidentale anche le etichette discografiche dovettero fare i conti con gli aumenti di costo del vinile, derivato anch’esso dal petrolio, e iniziarono a produrre dischi di sempre minor spessore. Inoltre i dischi non furono più prodotti utilizzando solo vinile vergine ma utilizzando mescole di materiale riciclato o, come nel caso della RCA records, utilizzando un materiale che si chiamava Dynaflex. Il risultato fu talvolta un sensibile decadimento della qualità delle incisioni.

 

Gli anni ottanta furono caratterizzati dalla portabilità della musica resa possibile dall’introduzione sul mercato delle audio sony-walkman-redcassette e dei compact disc. Il nuovo supporto CD prometteva, oltre alla possibilità di essere riprodotto un pò da per tutto (autoradio, walkman), la perfezione nel suono. Inoltre i compact disc erano molto più convenienti da produrre rispetto ai dischi in vinile. Il mercato richiedeva questo tipo di performances e i produttori, facendo il loro mestiere, assecondarono la tendenza.
Ciò, ovviamente, decretò la fine dell’egemonia del vinile provocandone il crollo delle vendite entro la fine del decennio.

I dischi tradizionali prodotti negli anni ottanta, oltre ad essere generalmente, e con le dovute eccezioni,  di peggiore qualità intrinseca, suonano anche in maniera diversa dai loro omologhi prodotti nei decenni precedenti. Infatti l’introduzione dei metodi digitali sia nella registrazione che nella masterizzazione, necessari per la produzione dei compact disc, finisce per cambiare anche la tipologia di suono che risulta essere decisamente più “freddo” rispetto al suono al quale ci avevano abituato i dischi degli anni sessanta. Il vinile insomma cerca di assomigliare al CD con risultati a volte decisamente disastrosi.
Quindi quando vi avvicinate ad un disco prodotto negli anni ottanta tenete sempre presente che, per definizione, il vinile è un formato analogico. Quando possibile, evitare le registrazioni che contengono la parola digitale nelle loro descrizioni.

Negli anni novanta il vinile praticamente sparisce. Da qui in poi il progressivo e sempre più diffuso utilizzo di files digitali finisce per soppiantare qualsiasi tipo di supporto fisico. Anche il CD, che sembrava inizialmente essere un supporto destinato a secoli di utilizzo, viene praticamente dimenticato. In questi anni di stampe su vinile ne sono state fatte ben poche e di non eccelsa qualità. Se di questi dischi esiste una ristampa di qualità è probabilmente preferibile rispetto all’acquisto del disco originale.

Intorno al 2005 si assiste ad un ritorno di fiamma del vinile che viene sia recuperato da chi lo aveva direttamente posseduto negli anni d’oro sia apprezzato da chi cerca un’esperienza più “fisica” durante l’ascolto della musica. Dopo il 2010 cominciano ad essere ristampati, utilizzando vinili da 180 grammi e oltre, praticamente tutti i grandi successi del passato. Le discografie di Pink Floyd, Led Zeppeln, Genesis e molti altri conoscono una nuova primavera. The dark side of the moon torna ad essere, dopo quarant’anni, il disco in vinile più venduto al mondo.

Attualmente la richiesta di dischi in vinile è in costante crescita ed il mercato è tornato ad essere interessante anche per le major labels. E’ infatti notizia piuttosto recente che la Sony Records intenda a breve riaprire uno stabilimento di produzione in Giappone. E’ molto interessante notare che la stessa Sony aveva chiuso tutti gli stabilimenti di produzione del vinile nel 1989 considerando definitivamente defunto il nostro amato discone nero.

A proposito dell’utilizzo di vinile da 180 grammi, molto in voga in questi ultimi anni, bisogna dire che non è di per se garanzia di migliore qualità, la quale dipende sempre e comunque dalla qualità della registrazione originale. L’utilizzo di un vinile “pesante” è però garanzia di una maggiore attenzione del produttore alla qualità “globale” del prodotto finale perchè, per esempio, il vinile da 180 grammi risulta essere più robusto e resistente. Il peso maggiore, inoltre, contribuisce ad una maggiore stabilità all’insieme piatto-disco a tutto vantaggio della puntina che deve sopportare un numero decisamente più basso di vibrazioni.

Un altro criterio utile a determinare se la copia in vinile è di buona qualità è sapere con quale fonte è stato prodotto. Le buone etichette discogrjapan_vinylafiche cercheranno sempre di utilizzare la migliore fonte analogica a loro disposizione. Viceversa se l’etichetta discografica non è in possesso dei nastri originali sarà costretta ad utilizzare il suono digitalizzato per produrre il CD. Il risultato sarà un disco in vinile che suona come un CD e questo non è un buon risultato. Questo tipo di informazione è spesso reperibile sui cataloghi ufficiali o riportata direttamente nelle informazioni scritte nella retro copertina.

Altro elemento da valutare è il paese nel quale è stata effettuata la stampa del vinile. Infatti in alcuni paesi le stampe sono migliori rispetto a quelle di altri. I paesi noti per la qualità delle loro stampe sono il Giappone, la Germania, l’Olanda e la Francia. Quelli invece noti per la scarsa qualità delle stampe sono la Russia e il Brasile.

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Di @4min

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